Ranucci all’Antimafia dopo l’attentato: “Ecco le minacce subite. Arianna Meloni tace su Ghiglia”

Proiettili fatti recapitare a casa, pedinamenti, fino alla bomba lasciata sotto la sua abitazione a Pomezia nella notte tra il 16 e il 17 ottobre. Da quel giorno "non ho ricevuto altre minacce, nessun episodio particolare da segnalare", ha detto Sigfrido Ranucci rispondendo in Commissione antimafia a una domanda della presidente Chiara Colosimo. Il giornalista conduttore della trasmissione di Report di RaiTre in audizione inizia raccontando le minacce ricevute dal 2010 a oggi, fino all’attentato di qualche settimana fa che ha fatto saltare in aria la sua auto e quella della figlia.
"Attualmente mi è stata assegnata una macchina blindata con posto fisso dove alloggio e ho l'Esercito davanti casa - ha spiegato il conduttore di Report – La mia preoccupazione più grande è per i miei familiari, dopo quello che è accaduto, ma sono sufficientemente forti da riprendere la loro attività con normalità”. Ammette Ranucci di non aver capito “a quale contesto ricondurre questo attentato. Non era certo un fuoco d'artificio, come qualcuno ha cercato di far passare. C'è chi ha detto anche che la bomba non era diretta a me, e nella chat di un giornale abbastanza serio qualcun altro ha ipotizzato che abbia fatto tutto da solo, e in quel caso sarei stato talmente scemo da piazzare l'esplosivo sotto l'unica auto che non era assicurata contro incendi e atti vandalici – ha continuato Ranucci – Quelle parcheggiate fuori alla mia abitazione erano macchine a gas che se esplose avrebbero buttato giù la palazzina". "Al di là di tutto questo - ha concluso il conduttore di Report - emerge che l'ordigno era qualcosa di più che rudimentale, poi vedremo la natura della polvere pirica, un quantitativo di esplosivo abbastanza importante: ma sottolineo ancora una volta il fatto che non si è evidenziato abbastanza che quelle erano macchine a gas, che se esplose, e abbiamo visto quello che è accaduto ai carabinieri nel Veronese, avrebbero buttato giù la palazzina".
Sui tempi dell'attentato, oggetto di indagine, "avevo avvisato all'ultimo momento la scorta, quasi a ridosso della mia partenza da Rocca Massima, che sarei rientrato per le 21". Altra possibile coincidenza riguarda qualche giorno prima quando Ranucci aveva lanciato attraverso i suoi social i temi della puntata successiva: “Le infiltrazioni della 'ndrangheta nel business dell'eolico, il cantiere del ritrovamento di una mitraglietta, Banca Progetto, le inchieste sulle stragi... il solito sguardo di Report".
Parlando del tipo di protezione assegnato, Ranucci ha ribadito piena fiducia agli uomini della sua scorta che “sono quasi sempre gli stessi e colgo l'occasione anche per ringraziare gli uomini della polizia di Stato e dei carabinieri che trovo in tutti i luoghi in cui vado a presentare il libro e che mi hanno sempre garantito la più totale sicurezza".
Ranucci si è anche soffermato su quanto successo dopo la bomba, la figura del commissario Agostino Ghiglia, componente del garante della Privacy e della sua presenza nella sede di FdI il giorno prima della multa comminata alla sua trasmissione e l’incontro con la sorella della premier. “Mi sembra che Arianna Meloni non abbia detto ancora nulla, non ha detto dei contenuti di quei colloqui. Ha espresso però l'idea che secondo lei l'audio che noi abbiamo mandato non era di interesse pubblico. Io mi chiedo da giornalista come fa a non essere considerato di interesse pubblico un audio in cui la moglie di un ministro (Sangiuliano ndr), che non è una persona privata ma è una collega Rai, chiede al ministro di intervenire sul suo capo di gabinetto altrimenti si sarebbe sostituita a lui nel chiedere di bloccare una nomina", ha aggiunto Ranucci. Che alla domanda di Roberto Scarpinato del M5S su un pedinamento per ordine del sottosegretario Fazzolari, ha chiesto di secretare l’audizione. E così è stato.
La presidente della Commissione antimafia, Chiara Colosimo, a conclusione dell'audizione, ha ringraziato il giornalista “per gli spunti investigativi forniti, la Commissione farà richiesta di conoscere gli atti che sono emersi sia in pubblica che in segreta in modo da approfondire. Ne approfitto - ha aggiunto Colosimo rivolgendosi direttamente al conduttore di Report - per chiederle di informare anche la Commissione oltre all'autorità giudiziaria laddove dovessero emergere nuove minacce: e questo per permetterci di seguire e di verificare che nessuno approfitti di un relativo silenzio per continuare a mettere i bastoni tra le ruote a un giornalista. Perché quando si fa una intimidazione il tentativo è quello di cercare di zittirlo, e non mi sembra sia il suo caso, o mandare un messaggio su che cosa non andava fatto. Questo messaggio al momento non è chiaro a nessuno, se avrà modo di capirlo costituirà un elemento in più anche per il lavoro della Commissione".
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